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Cina: tra inquinamento e green economy

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drago_cinese2La Cina è oggi a tutti gli effetti  il più grande mercato per le tecnologie pulite e le fonti rinnovabili.

Paradossalmente  il paese si trova ad essere sia il paese leader mondiale della green economy sia uno dei paesi più inquinati e inquinanti del mondo.

Il XXII Piano Quinquennale per l’Economia Nazionale e lo Sviluppo

piano_quinquennaleCon il XXII Piano Quinquennale per l’Economia Nazionale e lo Sviluppo Sociale della Repubblica Popolare Cinese, lanciato nel 2011, la Cina punta al settore energetico da fonti rinnovabili, cui saranno destinati la maggior parte degli investimenti per la Ricerca e Sviluppo.

Il Piano promette dei nuovi target per l’uso delle energie rinnovabili, la promozione di una politica volta all’efficienza energetica, nonché investimenti nei settori chiave dell’economia, incluso quello della protezione ambientale. Esso  presenta un interesse particolare in quanto segna un mutamento di rotta epocale della Cina con il lancio della sua rivoluzione verde: dall’economia basata sul carbone all’economia verde e alla tutela ambientale. Un tale obiettivo è previsto impegnare il paese fino al 2050 e comporta tre fasi principali:  

 

  •  fino al 2020, inizio della riduzione delle emissioni di CO2 e  messa in opera di misure per adattare il paese ai cambiamenti climatici;  
  •  2020-2030,riduzione delle emissioni di CO2 su larga scala per  conseguire al 2030 livelli di emissioni paragonabili a quelli del 2005; 
  • 2030-2050, ulteriore riduzione delle emissioni portandole al 50% del livello del 1990, in stretta sincronia con le azioni svolte in ambito internazionale

Quali saranno gli effetti della svolta verde di Pechino?

Decarbonizzando la sua economia, in meno di 5 anni la Cina può creare 9,5 milioni di posti di lavoro, aumentare il Pil di 8mila miliardi di Yuan (cioè 934,7 miliardi di euro) e risparmiare energia per altri 1.400 miliardi di yuan (ossia 163,5 miliardi di euro). Per raggiungere i suoi obiettivi  Pechino sta perseguendo con un ampio ventaglio di misure: dalla promozione dell'auto elettrica alla tassazione delle fonti inquinanti passando per gli incentivi a sostegno delle rinnovabili e relative filiere. Nelle ipotesi formulati dai vertici cinesi si dovrebbe giungere ad installare ne paese 235 GW di potenza elettrica da fonti non fossili (40 GW da nucleare, 120 da idroelettrico, più di 70 da eolico e 5 GW da solare). Il principale driver della svolta cinese è sicuramente è sempre più chiara la convenienza economica di una svolta verde e la fame di energia che muove il gigante asiatico.

L’inquinamento minaccia il paese

inquinamento_cinaIl problema principale è che le misure verdi di Pechino non sono sufficienti a compensare i danni ambientali perché la crescita economica del paese è troppo veloce. Infatti, anche se probabilmente il paese manterrà l'impegno sull'intensità di carbonio, le emissioni totali , come rileva un recente studio di Carbon Tracker Inistiative, stanno crescendo più veloci del previsto di almeno un miliardo di tonnellate di CO2 all'anno. Una cifra allarmante se si considera che per avere buone probabilità di rimanere sotto ai 2°C di aumento della temperatura, le emissioni mondiali nel 2020 dovrebbero essere inferiori di 44 miliardi di CO2 equivalente all'anno. Già negli anni '80 in Cina le concentrazioni di particolato atmosferico erano almeno da 10 a 16 volte superiore agli orientamenti annuali dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e, anche dopo miglioramenti significativi avvenuti fino al 2005, le concentrazioni erano ancora 5 volte superiore a quelle considerate sicure. Secondo le stime dell'Oms, a partire dal 2007 i livelli elevati di inquinamento hanno portato ogni anno a 656.000 morti premature in Cina per disturbi causati dall'inquinamento. E assieme alle emissioni crescono anche gli altri i costi ambientali e sanitari che la Cina deve sostenere: un rapporto di Greenpeace ad esempio quantifica che nel 2007 tra inquinamento, malattie, morti premature il solo carbone sia costato alla Cina il 7,1% del Pil.